Le radici familiari spesso hanno un richiamo irresistibile e portano a ricalcare le orme dei nostri antenati o, come in questo caso specifico, dei genitori. Ma andiamo con ordine.
Mario Canziani è un ragazzo che fin dallo sviluppo puberale è particolarmente virile, con tanto di “mustaci”, come li chiamiamo dalle nostre parti; e così i suoi coetanei – diciamolo, forse un po’ invidiosi? – ci scherzano sopra. Attorno ai vent’anni si trova a fare un’escursione sul Triglav – o Tricorno che si voglia dire – e una volta giunto in cima, davanti agli occhi sbigottiti dei compagni di cordata, tira fuori una lama e si taglia di netto i baffi, diventando per tutti, da quel momento in poi, “lišo”, che in dialetto del posto sta per “liscio”.
Pertanto, quando si trovò più avanti ad aprire osmiza presso la casa di famiglia di Dolina, la chiamò proprio con quell’epiteto, “De Lišo”. L’osmiza da queste parti, come si sa, è una tradizione, e pure quando Mario ha un figlio, Andrej, continua ad operare, coadiuvato dal fratello Mirko, fino ad esaurimento scorte.
Però tra il bimbo piccolo e, soprattutto, gli impegni professionali, diventa difficile gestire tutto; Mirko lavora in arsenale, mentre Mario è operaio alla Grandi Motori, l’attuale Wartsila. E così un giorno l’amara decisione di chiudere la serranda, definitivamente.
O forse no?
Andrej nel frattempo cresce e fa tutto il suo percorso fino ad iniziare a guadagnarsi il pane da solo. Di mestiere vende materiali edili per conto di una ditta neozelandese, la AHI Roofing, in tal modo acquisisce una buona fluenza dell’inglese, il che si rivelerà fondamentale.
Infatti, e siamo attorno al 2013, il mercato di sua competenza va in crisi e lui, in un mondo in cui vengono improvvisamente a mancare le certezze economiche, decide di tentare la fortuna oltremanica, conoscendo già la lingua. Le cose iniziano finalmente a girare per il verso giusto e a Londra si sistema, non sono lavorativamente dove si rimette in gioco nei panni di cuoco.
In una bottega che vende generi alimentari italiani conosce Monica, bella ragazza di origine rumene che parla molto bene la nostra lingua, avendo vissuto per più di 15 anni a Roma, svolgendo mansioni di cameriera oppure impiegata in alberghi di lusso. Nell’ultimo periodo sulle sponde del Tamigi, Andrej cambia nuovamente ramo, diventando l’autista dell’ambasciatore sloveno; però ad un certo punto il richiamo alle origini è troppo forte, e la stessa Monica non disdegna assolutamente il Bel Paese, perciò il ritorno alla casa di famiglia di San Dorligo appare quasi scontato.
Dapprima la coppia prende in carico, per una stagione, il locale del Club Nautico Sirena, poi si dedica alla cucina di pesce presso il ristorante Grgič di Basovizza. Andrej e Monica hanno un figlio, Aleksander, ed è molto dura gestire i lunghi weekend tra tavoli e cucina, con annesse interminabili serate.
Quindi decidono di cercare qualcosa di più tranquillo per i ritmi di una famiglia con prole e prendono in mano un buffet in via Baiamonti, per arrivare più vicini ai giorni nostri. Siamo a inizio pandemia (marzo 2020) e, come sappiamo, il loro non è uno dei settori fortunati; ci sono ripercussioni, palpabili, ma Andrej non se ne sta con le mani in mano.
Nelle pertinenze dei suoi avi c’erano anche delle vigne, che aveva sempre manutenuto pur non dedicandosi particolarmente a loro. Con maggior tempo a disposizione, l’attenzione per le piante è aumentata e già a settembre dello stesso anno si sono visti i primi risultati, con 6 ettolitri di bianco, 70% Vitovska e 30% Malvasia.
Nella mente di Andrej riaffiorano i nostalgici ricordi di quando, a 4 anni circa, aiutava il papà a portare i bicchieri sulle tavole degli avventori, con gli anziani del paese che lo prendevano in simpatia, giocavano con lui e gli regalavano i “bomboni”, ovvero caramelle e dolcetti vari. Andrej dice tra sé e sé: “Vorrei per figlio una situazione analoga”; e così si innescano tutta una serie di meccanismi per cui il 27 maggio 2021, ad una quarantina d’anni di distanza, riapre la storica osmiza “de Lišo”.